Attacchi di panico

Attacchi di panico 


"Di regola, ciò che non si vede disturba la mente degli uomini assai più profondamente di ciò che essi vedono."

                                                                                  Giulio Cesare (da Glen O. Gabbard, 1995)
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Attacchi di Panico

Il Disturbo da Attacchi di Panico (DAP) insieme agli stati d’ansia, rappresenta una delle patologie più diffuse di questi ultimi anni, anche se non sarebbe irragionevole ipotizzare una frequenza rilevante anche nel passato, visto la facilità con cui veniva, e viene tuttora, non riconosciuto perché scambiato con un disturbo di ordine organico. L’aspetto che più colpisce del DAP è la componente fisica del sintomo, ovvero durante un attacco di panico la persona, oltre a provare un profondo stato di angoscia e smarrimento emotivo, avverte dei veri e propri malesseri fisiologici come fame d’aria, vertigini, formicolio agli arti, tachicardia. Questa duplice componente, fisica ed emotiva, crea una dimensione mentale con delle caratteristiche ben precise che bene si assimila ad una “angoscia di morte”, ovvero la persona è pervasa da una tremenda sensazione di morte associata a perdita del controllo di sé e del proprio corpo. A tutto questo si somma un vero e proprio malessere fisico, che spesso coinvolge la testa e il cuore (non a caso in passato gli attacchi di panico venivano scambiati per un infarto cardiaco). 

In altre parole è come se il corpo e la mente simulassero una situazione catastrofica, come la morte o un malessere fisico molto grave, anche se nella realtà ad un livello organico non sta accadendo nulla. Alcune ricerche hanno evidenziato come molto spesso il primo attacco di panico si manifesta in concomitanza di un evento tragico, come un vero e proprio lutto o una grave perdita, come ad esempio il posto di lavoro.

Significato Clinico

Queste peculiarità dell’Attacco di Panico rappresentano, da un punto di vista terapeutico, l’elemento sostanziale della patologia e del suo trattamento, in quanto forniscono una chiave di interpretazione emotiva dei sintomi ben precisa: ovvero questo disturbo rappresenterebbe un tentativo disfunzionale della mente di affrontare un grande dolore, una catastrofe emotiva, conseguente al prendere coscienza di una grave perdita, ma ciò che è stato perso non è parte della realtà esterna, come accade in un lutto vero e proprio, ma del proprio mondo interiore. La portata emotiva del dolore di cui si parla è molto intensa, a causa del grande valore affettivo di ciò che si scopre non essere così come si è sempre pensato che fosse: si parla di un vero e proprio lutto emotivo (che può riguardare una idea di sé, un affetto, una condizione di vita), che si cerca il più possibile, e comprensibilmente, di evitare. Molto spesso la vita ci pone di fronte a bocconi amari, per cui alcune situazioni emotivamente importanti, sulle quali si è investito tempo, energie, speranze, affetti profondi, invece di essere quell’isola sicura e felice che si sperava fossero, sono in realtà anche fonte di dolore e frustrazione. 

Far fronte alla delusione non è una questione semplice, inizialmente la scelta potrebbe essere quella di continuare a vivere nell’idea non realistica che tutto stia andando bene, partendo da una convinzione irrazionale e sbagliata di non essere in grado di cambiare la propria idea e la propria vita, una irragionevole sfiducia in sé stessi che porta alla rinuncia. Al contrario la giusta e realistica fiducia nelle proprie capacità potrebbe non solo salvare sé stessi, ma anche ciò che si ama, facendo leva sugli aspetti positivi per affrontare e cambiare ciò che non soddisfa. Quando è difficile lottare per affrontare la fonte del dolore purtroppo la sofferenza resta indisturbata, ma se la mente ad un certo punto non vuole più sottostare al disagio che una determinata situazione crea, e cerca in qualche modo una strada per uscire dal malessere, un sintomo psicologico, qualunque esso sia, avrà paradossalmente un valore inestimabile, perché inevitabilmente rimette tutto in discussione, l’Attacco di panico fa questo in modo imponente.

Il significato emotivo del DAP

Nel clima di confusione, dubbio e sofferenza cui una realtà ingiusta e deludente sottopone l’individuo, l’Attacco di Panico può dunque rappresentare un doloroso ma fecondo momento di rottura, perché spinge la mente a prendere atto della sofferenza che l’insoddisfazione determina, aprendo la strada alla comprensione e alla consapevolezza di sé stessi e della realtà, nei loro aspetti negativi e positivi, facendo emergere la speranza, fiducia e motivazione al cambiamento. A questo punto ritengo doveroso sottolineare alcuni aspetti fondamentali:
  • Chi soffre di Attacchi di Panico non deve assolutamente ritenere di essere una persona fragile e incapace rispetto agli altri, tutt’altro: questo disturbo, nella sua dolorosa potenza, dà una dimostrazione concreta della forza della mente della persona, il dramma è che la persona inconsapevolmente la usa contro se stessa, da qui si comprende quanto sia importante recuperarla e valorizzarla nel giusto modo.
  • L’Attacco di Panico, sebbene in maniera disfunzionale, rappresenta il grido di aiuto di una mente soffocata dal dolore che però non vuole rinunciare a sé stessa e alla sua autenticità , per cui paradossalmente ha un valore positivo. Certo è che quel grido confuso e straziato va ridecodificato e trasformato in parole, pensieri, intenzioni e comportamenti più adeguati ai propri bisogni: è come un puzzle che è esploso in mille pezzi e a guardarlo sembrerebbe solo un cumulo di immondizia, se ripreso e ricostruito con chiarezza può diventare un immagine bellissima.
  • Ne consegue che il processo di conoscenza e comprensione che la psicoterapia vuole attivare non deve spaventare, perché ciò che di cui si diventerà consapevoli è in realtà già presente dentro di noi, come una immagine è già dentro un puzzle, bisogna solo saper guardare in modo diverso i pezzi, o, meglio ancora, se stessi e la realtà.

La terapia

Il lavoro psicologico accompagna questo processo di conoscenza che porta ad una più autentica conoscenza del Sé, ma in quale modo? Solo ed esclusivamente sulla base della esperienza concreta, ovvero la terapia si propone di definire una nuova lettura di sé stessi e della realtà, costruita solo ed esclusivamente sulla base delle esperienza realmente vissute, mettendo gradualmente da parte le fantasie e le paure irrazionali (in quanto non costruite sulla base della realtà) che offuscano la percezione e limitano la libertà di scelta. Ogni persona ha delle potenzialità, capacità, attitudini del tutto personali che però troppo spesso vengono svilite, non riconosciute, abbandonate e non legittimate e questo alimenta paure, insicurezze, sfiducia, scarsa autostima e quindi rinuncia.

La terapia mira a recuperare le risorse reali e concrete dell'essere umano, riconoscendole attraverso una accurata analisi della realtà esperienziale di ciascuno, valorizzandole e rafforzandole, per poterle poi utilizzare come valide alleate per affrontare il dolore generato da alcuni aspetti frustranti e deludenti della propria vita. Superate le paure che velano e ingannano la percezione della realtà e di sé, la sofferenza e la rabbia, legate a ciò che non è piacevole e gratificante per la persona, spingono naturalmente alla ricerca di un cambiamento, definito e costruito su una più precisa e realistica conoscenza di sé stessi, delle proprie esigenze e desideri.

Si giunge dunque allo scopo principale della Psicoterapia: partire dalla storia e significato del sintomo, ovvero cosa realmente crea panico nella persona, per poterlo gradualmente modificare o eliminare e fare strada alla piena realizzazione della propria Individualità.

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